Abiti e costumi: radici, sviluppi e problematizzazioni di una fortunata dicotomia
DOI:
https://doi.org/10.15160/2282-5460/2691Parole chiave:
Abiti, Costumi, Rivoluzioni, Trasformazioni sociali, RegoleAbstract
La riflessione filosofica sui “costumi” ha radici antiche, che affondano in più di una tradizione di pensiero, e s’intreccia con quella sugli “abiti”, producendo una complessa storia di contaminazioni che attraversano il pensiero medievale, segnato da una concezione sostanzialmente negativa dei primi. Dopo la riabilitazione moderna del “costume” in funzione anti-Scolastica, si assiste, lungo il XVIII secolo a una sua sostanziale riunificazione con l’”abito”, sia sul piano epistemico sia su quello epistemologico. Tuttavia, il processo di “individualizzazione dell’abitudine” produce lungo il XIX secolo un pressoché totale disinteresse per i “costumi” all’interno delle principali filosofie dell’abitudine dell’epoca. Il tema del fallimento delle trasformazioni troppo rapide dei costumi, che affiora in due articoli usciti nel 1876, uno di Léon Dumont e uno di Jules Renouvier, è ripreso da John Dewey nella sua importante riflessione sugli abiti e i costumi, che qui è posta in dialogo con la teoria sulla riproduzione e sulla trasformazione dell’habitus di Pierre Bourdieu e con quella sull’agire secondo regole di Ludwig Wittgenstein.