Abiti e costumi: radici, sviluppi e problematizzazioni di una fortunata dicotomia

Autori

  • Marco Piazza Università degli Studi Roma Tre

DOI:

https://doi.org/10.15160/2282-5460/2691

Parole chiave:

Abiti, Costumi, Rivoluzioni, Trasformazioni sociali, Regole

Abstract

La riflessione filosofica sui “costumi” ha radici antiche, che affondano in più di una tradizione di pensiero, e s’intreccia con quella sugli “abiti”, producendo una complessa storia di contaminazioni che attraversano il pensiero medievale, segnato da una concezione sostanzialmente negativa dei primi. Dopo la riabilitazione moderna del “costume” in funzione anti-Scolastica, si assiste, lungo il XVIII secolo a una sua sostanziale riunificazione con l’”abito”, sia sul piano epistemico sia su quello epistemologico. Tuttavia, il processo di “individualizzazione dell’abitudine” produce lungo il XIX secolo un pressoché totale disinteresse per i “costumi” all’interno delle principali filosofie dell’abitudine dell’epoca. Il tema del fallimento delle trasformazioni troppo rapide dei costumi, che affiora in due articoli usciti nel 1876, uno di Léon Dumont e uno di Jules Renouvier, è ripreso da John Dewey nella sua importante riflessione sugli abiti e i costumi, che qui è posta in dialogo con la teoria sulla riproduzione e sulla trasformazione dell’habitus di Pierre Bourdieu e con quella sull’agire secondo regole di Ludwig Wittgenstein.

Biografia autore

Marco Piazza, Università degli Studi Roma Tre

Marco Piazza è professore di Storia della filosofia all’Università degli Studi Roma Tre. Le sue ricerche si sono incentrate sulle relazioni tra filosofia e letteratura e sulla storia dei concetti, in particolare quelli di interiorità, abitudine e tolleranza. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Creature dell’abitudine. Abito, costume e seconda natura da Aristotele alle scienze cognitive (Bologna, 2018) e Voltaire Against the Jews, or the Limits of Toleration (Cham, 2022). 

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Pubblicato

01-12-2023

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