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«I castelli di Yale • online» è una rivista internazionale open access e peer review che raccoglie saggi e studi attinenti alle discipline filosofiche, nelle loro declinazioni storiche, morali, teoretiche, estetiche, sociali. Allargare lo sguardo oltre i confini tradizionali delle ricerche filosofiche e confrontarsi con nuovi settori disciplinari è impegno preminente della rivista, che si propone di accrescere e promuovere l’alta funzione formativa della filosofia fra studiosi e cultori della materia.

OPEN CFP per la sezione "TEMA": CFP vol. XI, n. 1, 2023

Abitudine. Radici moderne e problematizzazione contemporanea

A cura di Federico Ferraguto

Nel testo che in un certo senso conclude l’epoca moderna, cioè l’Enciclopedia hegeliana, i concetti-limite di percezione, rappresentazione, abitudine, seconda natura, sono utilizzati per definire la relazione tra anima e corpo e per mostrare come il processo della costituzione del significato non può essere inteso soltanto come l’atto di un io puro, ma come la formazione extra-soggettiva di un senso in funzione di certi contenuti indipendenti, che lo precedono e, in un certo senso, lo sorprendono. Questa prospettiva non caratterizza soltanto la riflessione di Hegel e i suoi sviluppi contemporanei, ma si radica nella maturazione stessa della visione moderna del mondo (per esempio in Montaigne) e si sviluppa, da Hume alla riflessione post-kantiana, nello spazio definito dalla comprensione della ragione come facoltà del soggetto ma anche come operatività generale che definisce il “senso” del mondo. L’idea di ragione come operatività che si sviluppa oltre la dimensione della soggettività consapevole di sé e\o di una sua facoltà si configura, nel corso della epoca moderna, in funzione del termine latino, habitus, modo di essere, costituzione fisica.

Su questo sfondo storico e teorico, definito dalla ripresa dell’idea aristotelica di hexis, si staglia la tensione tra una comprensione della abitudine come processo di perfezionamento e stabilizzazione della capacità della soggettività cosciente, oltre la natura e in funzione della creazione di una “seconda natura”, e l’idea secondo la quale l’abitudine sia il risultato di una dinamica che porta alla costituzione del soggetto stesso, come soluzione di un conflitto (Hegel) o risultato di un adattamento inconsapevole al mondo circostante che limita e nello stesso tempo potenzia il soggetto stesso (Husserl). Nella riflessione contemporanea questi due elementi sono stati variamente ripresi e approfonditi, al fine di mostrare come la relazione psico-fisica tra coscienza e mondo non sia definita da forme a priori sintetizzate dalla coscienza, ma da schemi corporali e intenzionalità motrici, cioè, processi sensori-motori e da una coscienza propriocettiva che si dispone alle soglie della consapevolezza chiara. Questa sua complessa accezione epistemologica conferisce al concetto di abitudine un significato ontologico e prasseologico fondamentale. Ontologico, perché ha a che vedere con la forma in cui si concretizzano le nostre scelte e con la costruzione di un orizzonte esistenziale consolidato. Prasseologico, nella misura in cui attraverso la costruzione di quest’orizzonte rende la nostra esistenza abitabile.

Il vol. XI, numero 1, 2023 della rivista i castelli di yale • online si pone perciò come obiettivo l’approfondimento e la discussione storica e teorica del rapporto tra abitudine e seconda natura, attraverso l’esplorazione, tra gli altri possibili, dei seguenti nuclei tematici:

  • abitudine e seconda natura: origine moderna e sue problematizzazioni contemporanee;
  • il concetto di abitudine e il rapporto anima-corpo;
  • abitudine e abilità;
  • abitudine e costume: dimensioni etiche e politiche;
  • applicazioni interdisciplinari della problematizzazione filosofica.

I contributi (max 60.000 caratteri) potranno essere inviati entro il 1 aprile 2023 e redatti, oltre che in italiano, anche in inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese; dovranno essere accompagnati da un CV, un abstract in lingua inglese e 5 keywords in lingua inglese e dovranno essere inviati a questo indirizzo: redazione.castellidiyale@unife.it.

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OPEN CFP per la sezione "TEMA": CFP vol. XI, n. 2, 2023

Al di là del principio di contraddizione. Paradigmi di logica trascendentale tra Otto e Novecento

A cura di Maurizio Maria Malimpensa e Maurizio Trudu

Tra le conseguenze più notevoli della svolta impressa al pensiero filosofico dal criticismo kantiano vi è la destituzione della logica dal suo ruolo di organo generale della filosofia. Se quest’ultima, infatti, deve costituirsi come scienza, ovvero come filosofia trascendentale, suo punto di partenza dev’essere la fondazione di una critica della ragione. Tuttavia, la stessa critica non può limitarsi all’analisi di come gli oggetti si danno alla ragione (come essa fa nell’estetica), ma deve necessariamente occuparsi del modo in cui questa produce l’esperienza attraverso leggi, ovvero mediante l’articolazione di un logos, lo studio del quale sarà bensì una logica, ma, in virtù dell’obbligo a riferirsi sempre comunque ad un’esperienza possibile, una logica trascendentale. Senza che Kant manchi di porgere omaggio alla disciplina da lui stesso dichiarata nata perfetta e di tutto punto armata dal capo dello Stagirita, riconoscendole la capacità di fornire ad ogni modo la condizione negativa della verità, il gesto, gravido di conseguenze, non deve sfuggire nella sua radicalità: porre un’altra logica accanto a quella fondata sulla vigenza del principium firmissimum, e affidare ad essa il compito di istituire la scientificità del sapere filosofico.

Gli sviluppi del pensiero post-kantiano non mancheranno di interrogare le conseguenze della critica kantiana al formalismo della logica generale, come mostra in particolare il tentativo di sistematizzazione operato da Maimon; ma sarà Fichte ad esprimere con la più energica radicalità la priorità della logica trascendentale su quella formale, in virtù della concretezza della prima e dell’astrattezza dell’ultima, della quale – nella fase matura del suo pensiero – egli dichiarerà la necessità di una vera e propria destruzione, al fine di accedere alla dimensione genetica dischiusa dal pensiero trascendentale. D’altro canto, il pensiero romantico, come si esprime ad esempio nell’opera filosofica e letteraria di Novalis, vedrà esplicitamente nell’oltrepassamento del principio di contraddizione il solo modo di giungere alla fondazione di una logica superiore, in grado di cogliere i frutti – sia spirituali che materiali – promessi dall’idealismo trascendentale. Mentre, per tutt’altra via, la filosofia speculativa di Hegel, proprio rivendicando con forza l’unità del logos come tale e l’impossibilità di due logiche una accanto all’altra, conseguirà l’immanenza radicale del sapere assoluto proprio elevando la contraddizione a misura del vero.

La ricezione di questa mossa radicale inaugurata dal pensiero kantiano proseguirà, inoltre, attraverso un esplicito riferimento al maestro di Königsberg nelle scuole neokantiane. In primissimo luogo nelle posizioni di Beneke, Fries e Herbart; successivamente penetrando nella cosiddetta filosofia dei valori della Scuola del Baden e nella Scuola di Marburgo e infine nel cosiddetto “nuovo neokantismo” di Honigswald e Cramer. Il “gesto kantiano” continua a essere un punto di riferimento anche per la nascente fenomenologia, la quale, radicalizzando in direzione critica l’istanza trascendentale passata, si assegna il compito di sviluppare una logica che equivalga allo sviluppo di una logica dell’esperienza, non fondata, ma semmai fondante l’attività determinante dei principi logici fondamentali (identità, contraddizione e terzo escluso). Da qui l’esigenza di determinare i rapporti e le relazioni tra logica formale e logica trascendentale. A partire dalla rivoluzione fenomenologica, l’eredità di questo problema informa di sé tutta la filosofia novecentesca, fino alle sue correnti più nominalmente distanti da Kant e dal sistema di pensiero e di valori che ne sono all’origine.

Il vol. XI, numero 2, 2023 della rivista I Castelli di Yale • online si propone un approfondimento, tanto dal punto di vista storiografico che da quello teoretico, delle conseguenze per la forma e lo statuto del sapere filosofico, una volta che si sia formulata l’istanza di una logica trascendentale accanto e/o oltre alla logica generale; l’indagine potrà essere condotta a partire, tra gli altri, dai seguenti nuclei tematici:

  • la nascita del criticismo in Kant e i rapporti di quest’ultimo con il pensiero logico anteriore e coevo;
  • il problema della logica trascendentale nei post-kantiani (Schulze, Reinhold, Maimon, Beck), negli idealisti (Fichte, Schelling, Hegel) e nei loro oppositori (Bardili, Beneke, Herbart, Fries), nei romantici (Novalis, F. Schlegel, Solger);
  • la logica trascendentale all’interno delle scuole neokantiane (Marburg e Baden);
  • logica classica e logica trascendentale all’interno della fenomenologia husserliana;
  • il problema dell’origine nella filosofia di Fink;
  • l’ontologia come orizzonte trascendentale nella filosofia di Heidegger;
  • logica classica e logica trascendentale;
  • il metodo della logica trascendentale;
  • trascendentale e ontologia.

Si prega di inviare, all'indirizzo redazione.castellidiyale@unife.it, entro il 15 aprile 2023 un abstract di massimo 6000 caratteri, indicando il titolo della proposta, le modalità in cui si intende sviluppare il tema e l'argomentazione, una bibliografia essenziale. Si prega, inoltre, di inserire come oggetto della e-mail la seguente dicitura: “CFP vol. XI, n. 2, 2023”. Oltre che in italiano è possibile scrivere anche in inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese. Le proposte verranno valutate dai curatori e dalla redazione. Gli esiti della selezione verranno resi noti, via mail, entro il 30 aprile 2023. I contributi selezionati dovranno poi essere inviati entro il 10 settembre 2023 e saranno sottoposti a double-blind peer review.

 

CFP PERMANENTE per la sezione "SAGGI E STUDI"

La sezione “SAGGI E STUDI” de i castelli di yale • online accoglie contributi, articoli e inediti che trattano di filosofia in modo indipendente rispetto alla sezione tematica che caratterizza ogni uscita della rivista. Le proposte possono essere inviate alla redazione in ogni momento e a prescindere dalle scadenze relative alla Call for Papers tematica.

I contributi (max 60.000 caratteri) possono essere redatti, oltre che in italiano, anche in inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese; dovranno essere accompagnati da un CV, un abstract in lingua inglese e 5 keywords in lingua inglese e dovranno essere inviati a questo indirizzo: redazione.castellidiyale@unife.it.